giovedì 15 gennaio 2009

Il transatlantico francese di 44.500 tonnellate Île de France, varato nel giugno del 1926 a St. Nazaire, deve gran parte della sua notorietà all'eccezionale contributo che diede in occasione del naufragio dell'Andrea Doria, la notte tra il 25 ed il 26 luglio 1956. Fino a quella notte l' Île de France aveva vissuto un'esistenza piena e felice, famosa per la piacevolezza e la comodità della vita a bordo. Durante la Seconda guerra mondiale la nave aveva trasportato più di 600.000 soldati in ogni parte del mondo; dopodiché venne completamente ristrutturata nel cantiere di origine e riprese i suoi viaggi transatlantici nel 1949. La notte della collisione tra Andrea Doria e Stockholm l' Île de France era capitanata dal barone Raoul de Beaudéan, che ricevuto l'SOS dall'Andrea Doria alle 23:30 del 25 luglio, e dopo aver avuto conferma dell'assoluta necessità di assistenza della nave italiana per l'evacuazione dei suoi 1500 passeggeri e membri dell'equipaggio, a circa 40 miglia nautiche dal luogo del disastro fece invertire la rotta che l'avrebbe condotta a Le Havre per raggiungere l'Andrea Doria alla massima velocità possibile. De Beaudéan non allarmò i passeggeri della propria nave, che in larga parte continuarono a dormire per tutta la notte, e fece subito predisporre le misure necessarie ad attuare l'operazione di soccorso: preparazione delle lance, scelta degli equipaggi delle stesse, allestimento dell'ospedale della nave per poter accogliere il maggior numero possibile di feriti, raccolta di coperte, preparazione di cibo e caffè caldo, non lasciando nulla al caso. L' Île de France continuò a procedere attraverso la fitta nebbia (causa della collisione tra Andrea Doria e Stockholm) alla massima velocità e attorno alle 2 del mattino del 26 luglio raggiunse l'Andrea Doria. L'arrivo del grande transatlantico francese fu lo spartiacque emotivo di quella tragica notte: alla vista della nave, illuminata a giorno per ordine del capitano de Beaudéan, i passeggeri e l'equipaggio dell'Andrea Doria tirarono un sospiro di sollievo: da quel momento capirono che quella notte non sarebbero morti, e il panico si placò, permettendo un'evacuazione della nave decisamente più tranquilla ed efficace di quanto fosse stata fino ad allora. Con un'eccezionale manovra de Beaudéan accosto l' Île de France a soli 400 metri dall'Andrea Doria, mettendo la propria nave sottovento al lato di dritta della nave italiana, quello che si stava inabissando e da cui venivano evacuati i naufraghi, creando inoltre uno specchio d'acqua liscio e calmo tra le due navi, perfetto per le operazioni di salvataggio. L' Île de France fu la terza nave a giungere sul luogo della sciagura, ma grazie alla perizia del suo capitano e al numero delle sue lance di salvataggio fu quella che riuscì ad accogliere più passeggeri dell'Andrea Doria: ben 750. La nave francese ripartì alla volta di New York attorno alle 6 del mattino, quando fu chiaro che l'evacuazione dei passeggeri della nave italiana si era conclusa. Per accommiatarsi de Beaudéan fece issare ed ammainare per tre volte il tricolore di Francia mentre il transatlantico percorreva un'ampia curva attorno alla sventurata nave italiana, per poi emettere tre fischi prolungati con la sirena a vapore. Era il suo saluto d'addio a una delle più giovani e più belle dame dell'élite delle navi passeggeri di lusso, che dopo quella notte conobbero un rapido declino a favore del trasporto aereo.

(Brano Tratto da Wikipedia:l'enciclopedia libera)